“È una fuga da noi stessi che non conosce un dentro e un fuori, ma un “con noi” e un “senza di noi”. “Sei la vita e la morte…” il testimone è Cesare Pavese, che come sappiamo ripone il significato della morte negli occhi della donna: un incontro a due che l’autrice del testo (Francesca, voce e parole) ha voluto rimettere nelle mani del singolo, ossia di noi stessi. Chi attendiamo scendendo le scale della vita e avvicinandoci alla fine della corsa? Noi. Speriamo finalmente di riincontrarci, di riabbracciarci, di volerci bene, di amarci per quello che siamo, nudi di qualsiasi pregiudizio. È una corsa all’amore, quello vero, quello per noi.”
Per non essere banali o ridondanti, i Giuditta hanno usato il loro asso nella manica: Giovanni Consoli, danzatore e performer (ha collaborato e collabora tra i vari con Compagnia Sisina Augusta, Alessio Maria Romano, Carlus Padrissa, Festival Verdi) e co-fondatore del collettivo Karakorum (insieme a due dei Giuditta, Francesca e Ludovico).
“Giovanni ci ha permesso di non realizzare un semplice videoclip, ma di impostare un lavoro di totale interazione tra musica-gesto-parola. Non è un lavoro di sincronia pura, ma di ricerca del significato, un dare voce col corpo a un sottotesto. In Pece quest’ultimo è ricco, ma soprattutto personale. Giovanni, infatti, ha portato alla luce il suo di sottotesto e non poteva che essere legato alla sua arte. Il video vuole essere una sorta di invito a legittimare questo “non detto”, a portare nel giorno la propria camera buia.
Ci accetteremo e ci abbracceremo. Capiremo di essere il nostro inizio (vita) e la nostra fine (morte), tutto e il contrario di tutto. Saremo la nostra unica speranza: quando ci saremo riconciliati con il nostro vero “io”. Alla
Pece
Autore: Cordone Francesca
Compositore: Di Meco Ludovico, Cordone Francesca
Ho il viso scolpito dal vento
Quello del mare
Un manto indefinito di neri capelli
Uno sguardo di pietra scolpita in cui
Tutto colgo e scruto
Sono la camera buia
In cui sei entrato una volta
A piedi nudi quand’eri bambino
Ho gli occhi di pece segreti
Incastrati nei turgidi rovi
Di una voce roca
Ma
Sono la vita e la morte
La speranza di chi mi attende
E mi chiama a scendere
Nell’attesa di te
Sono la vita e la morte
La speranza di chi mi attende
E mi chiama a scendere
Nell’attesa di te
Scenderemo nudi
Guardandoci allo specchio
In una mattina che dorme
O in una notte che vive
Labbra serrate di un grido taciuto
Labbra serrate di un torbido sogno
Ma, tutta la terra, sotto il mio passo trema
Sono la vita e la morte
La speranza di chi mi attende
E mi chiama a scendere
Nell’attesa di te
Sono la vita e la morte
La speranza di chi mi attende
E mi chiama a scendere
Nell’attesa di te